24 marzo, 2012

Il sistema in cui viviamo. Parte 2

1. Introduzione. 
2. La complicazione. 
3. Il sistema fiscale. 
4. La pluralità dei riti. 
5. Il diritto civile. 
6. Il diritto penale. 
7. Conclusioni. 
8. Alcuni aneddoti. 









1. Introduzione
Voglio provare a spiegare in due parole il nostro sistema giuridico, premettendo prima il mio percorso.
Ho studiato per anni dopo la laurea, perché amavo il diritto. Era una cosa appassionante. Anche complicata per certi versi. Per una questione di carattere amavo gli argomenti più difficili e intricati. In civile ho amato la causa del contratto, che è l’argomento più difficile, tanto che la maggior parte degli autori dice che è impossibile comprenderlo a fondo.
In diritto amministrativo ho amato l’interesse legittimo.
In diritto civile ho pubblicato 4 manuali, in edizioni diverse.
In diritto amministrativo un manuale che ha avuto 2 edizioni.
Ma poi ho scritto articoli, tenuto lezioni di vario tipo all’università e nei corsi post universitari, e dirigo due riviste giuridiche.
Pensavo che capire il sistema giuridico significasse, in fondo, capire il sistema in cui viviamo, le sue regole.
A un certo punto mi sono accorto che il diritto nei tribunali non serve quasi a niente. E che troppe cose non quadrano. E che tali regole sono sistematicamente disapplicate.
Anzitutto la prima cosa strana. La maggior parte dei giudici ignorano il diritto, e non riescono a distinguere – ad esempio - la prova del nesso causale di un fatto, dalla prova del fatto stesso.
Guai a sentir parlare di causa del contratto e guai a chiedere cosa è l’interesse legittimo e in cosa si differenzia dal diritto soggettivo.
E qui già si nota una prima cosa che non va. Il diritto dovrebbe servire a regolare la vita dei cittadini. Ma cosa cavolo deve regolare uno strumento che non è capito bene neanche dagli addetti ai lavori?


Non solo. Ma nel nostro sistema abbiamo oltre 370.000 leggi vigenti. E’ assolutamente ovvio che nessun giurista le possa conoscere tutte.
A vivere il diritto pratico quindi, ci si trova in un caos. E si capisce che il sistema reale è molto, molto diverso da quello che ci fanno studiare nei manuali e all’università.
E’ un sistema che è fatto per NON tutelare il cittadino e far sì che la legge non venga applicata.
Ed è un sistema che si basa su alcuni baluardi che ora cercheremo di descrivere:


Essi sono:
- Complicazione del sistema. Il sistema è così complicato che capirlo è un casino. In tal senso mi viene da dire che il diritto è molto simile ad un sistema esoterico.
- Linguaggio giuridico. I giuristi in genere scrivono in un linguaggio illeggibile e la maggior parte dei testi giuridici non è comprensibile neanche dai giuristi, a meno che non siano esperti di quella specifica materia trattata dal manuale. La cosa, ovviamente, serve per non permettere al cittadino di capire il sistema, ma anche per non farlo capire ai giudici e agli avvocati stessi.
- pluralità dei riti. Esistono decine di riti diversi, in modo che spesso è difficile anche capire quale sia il giudice competente.
- Lunghezza dei riti.
- Sistema fiscale demenziale
- Costi della giustizia.
- Mancanza di fondi e di organico


Approfondiamone alcuni.


2. La complicazione
Qui troviamo una prima contraddizione del nostro sistema: neanche i giuristi sanno muoversi nel mondo del diritto, tanto è vero che anche noi avvocati, quando abbiamo un problema in una materia specifica, dobbiamo rivolgerci a un esperto di questa materia.
Non a caso esistono una marea di specializzazioni: civilista, penalista, amministrativista, fiscalista, giuslavorista, sono le grosse branche del diritto.
Ma poi esistono le sotto branche: solo nel diritto civile abbiamo gli esperti in società, i matrimonialisti, i contrattualisti, quelli esperti in responsabilità civile, in diritto d’autore, ecc…
E addirittura ci sono studi super specializzati dove c’è, nell’ambito dei matrimonialisti, l’esperto in diritto minorile, quello esperto in separazioni e divorzi, quello esperto in volontaria giurisdizione, ecc…


Come dire: anche noi avvocati non possiamo conoscere tutte le leggi, e abbiamo bisogno dell’avvocato.
Un assurdità. Ma è un assurdità a cui siamo tutti abituati e oramai non ci stupiamo di nulla..
D’altronde di che stupirsi? La maggior parte dei nostri politici non conosce neanche le leggi più importanti esistenti. Tempo fa le iene promossero una serie di interviste in cui chiedevano ai politici cosa è la Consob (cioè l’organo di controllo delle società). Venne fuori che la maggior parte dei politici non lo sapevano.
Poi non possiamo stupirci ovviamente se il parlamento non promuove leggi per risolvere il problema della privatizzazione della Banca d’Italia o del signoraggio. Il problema è che non sanno neanche cosa sia.


L’altra cosa assurda è il costo delle spese giudiziarie.
Un avvocato non famoso di una modesta città di provincia ha delle parcelle pari a uno o più stupendi mensili di un operaio. Il che è come dire una persona che guadagna 1000 euro al mese non può permettersi un legale.
Ora i geni del diritto diranno: “eh. Ma esiste il gratuito patrocinio per i non abbienti”.
No. E’ falso.
Prima di tutto perché il gratuito patrocinio ha dei limiti di reddito molto bassi. Praticamente da fame. Poi perché il gratuito patrocinio non copre le consulenze legali, e le attività stragiudiziali. Quindi se, ad esempio, un cittadino vuole delle semplici consulenze per sapere come comportarsi al fine di non violare la legge, non può farlo.
Ed è facilissimo violare la legge, perché abbiamo leggi su tutto: dal tipo di rubinetti che è possibile installare in un ristorante, ai metri quadri del gabinetto, alla forma delle sedie da installare.
Tempo fa ho scoperto che ero fuori legge perché non tagliavo i rami troppo sporgenti del mio giardino ed ero passibile di multa.
Anni fa scoprii che se lavavo l’auto in una fontana pubblica ero soggetto a contravvenzione.
E qualche tempo fa ho messo delle borse laterali alla mia moto. E ho scoperto di essere passibile di cotnravvenzione. Me l’ha detto un mio amico, che è un vigile urbano e che lo sa bene, perché ha la stessa moto mia, e ha le stesse borse e anche lui è fuorilegge.


3. Il sistema fiscale
La punta di diamante più assurda del nostro sistema giuridico è la parte fiscale. E’ notorio tra professionisti e commercianti che “se viene la finanza qualcosa di illegale ti trovano”.
Già perché le leggi fiscali sono talmente complicate che è impossibile rispettarle completamente. Tasse, sovrattasse, tasse locali, spese detraibili, spese deducibili, spese detraibili in parte, spese deducibili in parte, anticipi, acconti, ecc… un casino in cui è impossibile capirci qualcosa.
Ovvio che se sei soggetto ad una verifica fiscale da parte della finanza come minimo trovano che hai dedotto una spese non deducibile, che hai sbagliato un calcolo, un acconto, qualsiasi cosa.
Infatti ogni tanto a noi professionisti, o agli imprenditori, arrivano delle tasse arretrate. E quando la somma è piccola si paga senza fiatare; perché costa di più rifare tutti i calcoli che pagare senza protestare.
Un piccolo sopruso, ma costante, continuo, reiterato, e inflitto a migliaia di imprese e professionisti, con la volontà e complicità del sistema statale.


Se poi aggiungiamo le leggi sulla sicurezza del lavoro, quelle sanitarie, ecc… ne risulta che la maggior parte degli imprenditori e dei professionisti viola sempre e senz’altro qualche regola.
Tempo fa ad esempio ho scoperto che in uno studio legale, in teoria, si devono avere solo mobili “ignifughi”; ma sfido qualsiasi studio legale a dimostrare che non ha nelle stanze almeno un soprammobile di legno o altro materiale infiammabile perché ritengo che nessuno, al momento in cui acquista un mobile o un altro oggetto, pensi alle norme della legge 626 (poi confluita nel TU).
In realtà questo stato di cose serve per far avere una specie di sudditanza del cittadino nei confronti del potere; il cittadino non deve mai essere tranquillo; deve sempre aver paura di un possibile controllo; e deve sapere che a fronte di un abuso dell’autorità non potrà difendersi.
Ma la cosa più assurda si verifica nei tribunali.
Tempo fa entrai in un aula di diritto del lavoro, e scopri che la sedia del giudice non era a norma di legge, e che non c’era l’estintore e nelle cancellerie non c’erano tutte le misure prescritte dalla legge sulla sicurezza del lavoro.
Cioè i magistrati che in teoria dovrebbero controllare che tutti sia a norma, sono i primi a lavorare in un ambiente non in regola.
Qualche tempo fa ho messo la targa col mio nome, fuori dal portone del mio studio legale. Non sapevo che per farlo dovevo chiedere il permesso e pagare una tassa per le affissioni comunali. E’ passato un vigile mentre la affiggevo e mi ha chiesto se avevo il permesso.
Ho risposto di no e che non sapevo neanche ci volesse il permesso.
“Ma quant’è questa tassa?” Ho chiesto.
“Non lo so – risponde il vigile - ma comunque ti conviene non chiedere alcun permesso, e se viene un controllo paghi la multa. Costa meno ed è più pratico”.
Quindi se io metto il mio nome sul campanello è mio diritto. Ma mettere una targa accanto al campanello no. Il consiglio, del resto, viene dalla persona che in teoria dovrebbe controllare che io sia in regola con il permesso.


Proseguendo nelle assurdità fiscali, che dire del fatto che i professionisti e le imprese debbano pagare il 90 per cento del reddito presunto dell’anno successivo?
In altre parole: per noi cittadini è normale pagare in anticipo le tasse che guadagneremo l’anno prossimo. Di chi sia questa geniale invenzione non lo so. Ma quello che so è che a tutti deve sembrare normale, se nessuno ha mai pensato a fare un ricorso alla corte costituzionale (che, a mio parere, avrebbe notevoli possibilità di vittoria).
Vero è che il cittadino non ha interesse a fare un ricorso del genere a causa, ancora una volta, dell’assurdità con cui è previsto il meccanismo dell’impugnazione:
Già. Perché se io, cittadino, sono incazzato contro questa legge assurda non posso mica andare dalla Corte Costituzionale e promuovere direttamente il giudizio. No.
Devo prima farmi fare una multa (quindi devo prima rifiutarmi di pagare, e commettere un illecito) e poi impugnare questa multa davanti alle Commissioni Tributarie; e una volta che sono davanti alle commissioni tributarie, devo sollevare il giudizio davanti alla Corte Costituzionale.
Ma il giudizio davanti alla Corte ancora una volta non è automatico. No. E’ a discrezione del giudice che può sollevare il problema davanti alla corte solo se lo ritiene “non manifestamente infondato”.
Quindi la maggior parte di cittadini è scoraggiata dal fare una cosa del genere, e finché a promuovere un azione del genere non ci penserà un’associazione di consumatori, la cosa è ovviamente improponibile.
Fare una legge che consenta di chiedere il sindacato di costituzionalità in via diretta non è venuto in mente a nessuno. Sarebbe troppo semplice poi.
Quindi, riassumendo, se un cittadino vuole fare causa contro questa norma del cazzo, per non pagare con un anno di anticipo quegli euro di tasse che dovrà comunque pagare l’anno successivo, deve dare parecchie migliaia di euro ad un avvocato; e aspettare qualche anno di causa.
Tempo medio previsto per la definizione del giudizio: se tutto va bene qualche anno. Spesa prevista: circa 10 – 20.000 euro, a seconda dei casi.
E' ovvio allora che conviene di più pagare in anticipo.


Qualcuno mi dirà: ma tu sei avvocato, fattela da solo.
Ma a me non va di farmela.
Perché dovrei?
Sono centinaia le possibili cause che potrei fare contro le leggi ingiuste e vessatorie.
Ma non ho tempo per farmele, perché devo lavorare. E quando non lavoro, scrivo articoli come questo, oppure mi studio la cabala, che mi serve sempre per lavoro.
Insomma, pur essendo avvocato, non ho il tempo per difendermi legalmente e, ovviamente, non mi va neanche di farmi difendere da un collega, perchè mi costerebbe troppo e non mi converrebbe economicamente.
E tutto questo per i miei colleghi è... normale
Altra cosa assurda, ma su cui nessuno ha qualcosa da reclamare sono le imposte di registro. Non so quanti sanno che se si acquista una casa, colui che acquista deve pagare l’otto per cento di imposta di registro; se si acquista un terreno l’imposta diventa addirittura il 17.
In altre parole se io compro un terreno da 100 mila euro, ne dovrò dare 17 allo stato. Più, tra imposte ipotecarie e catastali, si arriva al 18. A questo aggiungiamo la tariffa notarile e si arriva a 20.000 euro. 20.000 euro regalati allo stato ma non si sa perché.
E se io vado su un testo di diritto tributario per capire a cosa cazzo serve questa imposta, e perché io sono obbligato a pagare una cifra del genere, non lo trovo.
E’ un imposta. E’ dovuta. E basta.
Se chiedo a un collega tributarista a cosa serve questa imposta mi rispondono che non lo sanno. Loro sanno solo che si fa così.


4. La pluralità dei riti
Molte persone ingenuamente pensano che il nostro sistema si divida in civile, e penale. I più istruiti al massimo sanno che esiste un diritto amministrativo e un tribunale amministrativo.
Invece non è vero.
Anzitutto perché in seno ad ogni giudice ci sono diversi riti, cosicché in seno al rito civile esiste il rito del lavoro, quello societario, quello ordinario, più i vari procedimenti speciali, ognuno con una sua particolarità e una sua procedura diversa.
Poi esiste la Corte dei conti, con competenze sia amministrative che penali.
Il Tribunale militare.
Il tribunale delle acque. (si avete letto bene… esiste un tribunale delle acque…)
Le giurisdizioni tributarie.
A questi già non pochi tribunali si aggiungono ora le corti europee; Corte dei diritti dell’Uomo, Corte di giustizia della Ce.
Insomma esistono decine di riti diversi, fatti apposta per far impantanare alcuni procedimenti solo perché il Tizio che fa il ricorso ha sbagliato giudice.
Siccome poi la legge in molti casi non è chiara, ecco che è possibile arrivare a situazioni paradossali. Ad esempio per ricorrere contro l’espulsione di uno straniero non si sa bene se ricorrere al TAR o al Giudice Ordinario; alcuni tribunali amministrativi dicono di essere competenti loro; alcuni GO dicono di essere competenti loro; con il risultato paradossale che ci sono due giudici diversi che dicono entrambi di essere competenti.
Stessa cosa per un provvedimento con cui chiedete di essere ammessi ad un trattamento medico che vi viene rifiutato dalla ASL. Alcuni giudici ordinari si ritengono competenti; ma anche alcuni tribunali amministrativi.
Se ci sono dubbi di competenza comunque non c’è problema: il nostro legislatore ha provveduto a creare un sistema geniale per risolvere i problemi: il procedimento di giurisdizione davanti alle Sezioni Unite della Cassazione. Ecco quindi che in una causa tra due contendenti, che discutevano quale giudice avesse il potere di decidere su un diritto di pascolare delle pecore, nel 2007, dopo alcuni decenni di causa, si sono pronunciate le sezioni unite. Trenta anni solo per decidere il giudice competente… chissà fra quanti anni si saprà a chi deve andare quel diritto di pascolo.
In compenso alcune volte entrambi i tribunali si ritengono incompetenti con risultati che sfiorano il ridicolo.
Ad esempio avevo un procedimento davanti al Tribunale di Civitavecchia. Non si sapeva se fosse competente il giudice di Pace o il Tribunale. Nel dubbio ho fatto una cosa che non si potrebbe fare, cioè ho fatto la richiesta ad entrambi. Ma entrambi si sono dichiarati incompetenti.
Allora ho fatto appello. Il giudice dell’appello mi disse che lui era incompetente.
Alla fine il giudice, per risolvere il problema e non avere grattacapi, ha pensato bene di risolvere la questione giuridica in altro modo: il procedimento si è perso, e la sentenza non è mai stata emessa; le parti nel frattempo si sono dimenticate della questione anche perché il procedimento, per una causa di poche centinaia di euro, è costato quanto una auto nuova.
Ecco una cosa che in nessun manuale è contemplata: Il procedimento che si perde per strada.


5. Diritto civile
Il diritto civile è una materia già complessa in sé.
Ma a renderla davvero impraticabile, in modo che il cittadino non sia tutelato per niente, ci pensa il nostro geniale sistema processuale.
Un sistema fatto di notifiche, termini per produrre, e atti programmati secondo uno schema fisso, in modo che un processo civile può anche durare venti o trenta anni.
Se Tizio viene tamponano, l’assicurazione è costretta a pagare per forza; tutto sarebbe molto semplice se avessimo un sistema come quello americano, ove il giudice decide alla prima udienza dibattimentale e tutto si risolve in un procedimento che spesso consta di una sola udienza. Da noi no.
Mi hanno tamponato; ho ragione per forza; ma il nostro sistema impone prima di tutto di notificare l’atto alla compagnia; poi il giorno dell’udienza, anche se la compagnia magari non si presenta in giudizio, il giudice fissa un’udienza successiva per le richieste istruttorie in una data di diversi mesi successiva; poi segue la fase istruttoria; poi magari la fase della CTU; e poi infine la fase della memoria conclusionale. Il tutto in un tempo mai inferiore ai due anni nei casi più rapidi, ma che può arrivare a dieci, quindici, nei casi in cui ci sia l’avvicendamento di vari giudici per malattie, maternità, trasferimenti, ecc… Ecco che si arriva ai casi paradossali in cui una persona ha ragione da vendere, ma dopo quindici anni sta ancora in causa.
Poi arriva la sentenza.
Ma magari la controparte non paga. Allora siccome sarebbe troppo semplice prevedere la galera per chi in mala fede non paga un debito processuale, occorre istaurare un altro procedimento; cioè il procedimento esecutivo.
In altri casi ove il creditore abbia comunque un credito che deve incassare sicuramente abbiamo il cosiddetto procedimento per decreto ingiuntivo. Procedimento che in certi casi può durare anni, se la controparte fa una minima obbiezione formale sulla procedura (in gergo tecnico si chiama opposizione a precetto, o a decreto ingiuntivo).


Ecco quindi che il processo civile serve per proteggere i disonesti che non vogliono pagare.
Prevedere un sistema rapido, con definizione alla prima udienza dei casi più evidenti, sarebbe troppo semplice… quindi si preferisce mantenere il sistema come è.
Anche perché, nei pochi casi in cui il legislatore ha previsto un sistema efficiente e veloce, questo sistema non ha funzionato. Siamo così abituati a complicarci la vita, infatti, che li dove il legislatore ha previsto la definizione in un’unica udienza, purtroppo questa possibilità non è obbligatoria; con il risultato che la norma non viene applicata da nessuno. Alludo al processo davanti al giudice di pace (articolo 320 cpc), che in teoria potrebbe essere risolto in un’unica udienza, al massimo due, ma se qualche giudice prova ad applicare la legge e definire il giudizio nella prima udienza, viene trattato come un marziano.
La maggior parte dei giudici di pace non solo non definisce la causa alla prima udienza, ma dà pure i termini per le memorie conclusionali e addirittura per le memorie di replica.
Ecco quindi che io sono riuscito a stare in causa davanti ad un giudice di pace per un banale incidente stradale per ben 5 anni. Cinque.


Se poi il debitore, nonostante il decreto ingiuntivo, alla fine del procedimento continua a non pagare, si arriva alla tragicomica del processo esecutivo. Cioè si pignora (e si mette in vendita) un appartamento, un auto, un qualsiasi bene, al soggetto debitore; tempo medio per arrivare alla vendita del bene e al conseguimento del dovuto: tre – cinque anni, ma anche dieci o quindici anni, con punte di 30. In alcuni casi il processo viene abbandonato senza che se ne sappia più nulla, perché i creditori si stancano, o muoiono, o semplicemente si trasferiscono all’estero e se ne fregano dell’esito del giudizio, e tutto viene abbandonato.
In pratica il processo civile ha tempi ed esiti ragionevoli in pochissimi casi. Si riesce ad ottenere qualcosa nei soli casi in cui è coinvolta un’assicurazione (non sempre ovviamente; nei casi più complessi si può stare in giudizio anche trenta anni) oppure nel processo del lavoro.
Negli altri casi il giudizio è sempre sconsigliabile. Quando iniziai la professione un avvocato famoso a Viterbo, giudicato da tutti persona corretta, e presidente del Consiglio dell’Ordine mi disse “meglio una pessima transazione che un’ottima causa”.
Frase che ho capito solo dopo anni, quando ho capito davvero il sistema.
D’altronde, sempre dopo qualche anno ho capito il perché di un altro detto dell’avvocatura: “causa che pende causa che rende”.
Perché molti avvocati, stando trenta anni in causa, chiedono periodicamente delle somme al cliente, per un processo che spesso dura dieci, venti, o trenta anni di giudizio, dopo aver speso un capitale.
Quindi perché mai dovrebbero protestare perché il sistema non funziona? Tanto loro vengono pagati lo stesso.


Ma quello che in genere non dicono né i libri, né i docenti, quando si studiano le materie giuridiche è che il processo civile può impantanarsi e bloccarsi definitivamente in diversi punti. Ci sono vari casi in cui, infatti, un debitore scaltro riesce a farla in barba al creditore. I punti di impasse del processo civile sono tanti.


Mi soffermo solo sulla fase della notifica. La notifica implica che se Tizio vuole fare causa a Caio, deve farglielo sapere recapitandogli l’atto personalmente. Deve, appunto, notificarglielo. Ma prima di notificare l’atto deve trovare il soggetto in questione.
Quando il residente è all’estero notificare un atto diventa un problema complicato dal punto di vista tecnico, e costoso. Alcuni soggetti poi non hanno mai residenza fissa. Poi ci sono i soggetti (le società in genere) che operano in Italia ma risiedono all’estero. E poi, con vero colpo di genio, ci sono le società (questo è uno scherzetto ad esempio che fanno diverse società telefoniche) che hanno varie sedi: la sede amministrativa, la sede generale, la sede operativa, la sede secondaria, ecc… Siccome la notifica va fatta alla sede della direzione generale, se per caso chi vuole fare iniziare il giudizio si sbaglia e lo invia ad una sede secondaria, o alla sede amministrativa, ecc…, allora ecco che la citazione non vale nulla. Inutile dire che in genere, sul sito della società, compaiono diverse sedi ma non certo quella della direzione generale.
Ricordo in un caso in cui dovetti fare causa ad una società, e per risolvere il problema ho fatto sei o sette notifiche, a diversi indirizzi. La società si è costituita in giudizio, senza poter opporre il difetto di notifica, ma ovviamente ho dovuto spendere di notifiche più di quanto era il valore della causa. Un sistema ingegnoso per bloccare tutto all’origine ed evitare che un utente possa protestare.


6. Diritto penale
Anche il diritto penale è pensato per tutelare i delinquenti e non le vittime.
Tra i delinquenti c’è una suddivisione in categorie.
1) Reietti. I reietti sono quelli che vanno in galera sicuramente, se vengono beccati. Sono in genere mafiosi, che sono quelli che subiscono le pene più dure.
2) Sfigati. Sfigati sono in genere gli extracomunitari o i drogati, che subiscono pene di media entità e nel cinquanta per cento dei casi possono finire in carcere.
3) Eletti. Appartengono a questa categoria quelli che non vanno mai in carcere e se ci vanno gli danno tutti i privilegi e li trattano come se fossero in albergo; sono gli amministratori pubblici, che hanno pene ridicole o inesistenti, e comunque nei pochi casi in cui vengono processati il processo va in prescrizione.
Poi ci sono i cittadini ordinari, che rientrano in una delle tre classi sopraelencate, a seconda dei soldi di cui dispongono, della loro appartenenza ad organizzazioni massoniche o paramassoniche, e da altre variabili.


Rubare un cesto di mele da un negozio di frutta e verdura, o un portafoglio su un autobus, ad esempio è un reato punito con la pena da 1 a sei anni (articolo 625).
Rubare un miliardo di euro agli azionisti, in una società che fattura dieci miliardi all’anno, non è punibile. Rubare un miliardo di euro in una società che fattura un miliardo di euro all’anno è punito con la pena da quindici giorni ad un anno (articolo 2621 e ss del codice civile).
Quindi chi ruba una mela è uno sfigato; chi ne ruba mille è un reietto; .ma se rubi milla milardi sei un eletto.
Se poi complotti per preparare un colpo di stato non c’è alcun reato; perché di recente l’articolo 289 che prevede il reato di attentato agli organi costituzionali è stato cambiato in modo tale che per essere punibile, il soggetto deve compiere un “atto violento”. E complottare, organizzare, ecc., non è considerato un atto violento.
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Ma il colpo di genio del legislatore è la prescrizione. Circa il novanta per cento dei reati commessi, oramai va in prescrizione perché i processi sono talmente lunghi (e le prescrizioni talmente brevi) che la maggior parte dei delinquenti non vanno mai in galera.
Questo significa che la macchina della giustizia (comprendendo in essa finanzieri, poliziotti, carabinieri, magistrati inquirenti e giudicanti, cancellieri, ufficiali giudiziari) funziona, con dispendio di soldi pubblici, per perseguire reati che non verranno mai puniti.
Il sistema potrebbe essere sanato anche semplicemente stabilendo ciò che è previsto in tutti i paesi normali: cioè che una volta che il processo è iniziato la prescrizione è interrotta.
Ma questo non accadrà mai, perchè sarebbe troppo semplice e poi per un colpo di sfortuna qualche eletto potrebbe pure finire in galera.


Certo… ci sono dei reati tanto gravi, in cui la prescrizione è lunga. O addirittura ci sono quei reati che non cadono mai in prescrizione. Ma qui scatta un altro diabolico meccanismo processuale. Il famigerato (per il giurista) modello 45, che non si studia all’università, ma solo sui campi di battaglia dei tribunali.
Cosa è questo modello 45 è presto detto.
Quando il PM indaga ha l’obbligo di chiudere le indagini in un tempo predeterminato dalla legge, diverso a seconda dei reati in esame. Al termine del tempo previsto egli ha due possibilità: può chiedere l’archiviazione o chiedere il rinvio a giudizio.
Il codice non prevede una terza possibilità: cioè che il PM non chieda nulla. In tal caso il processo è insabbiato per sempre e viene inserito nel cosiddetto modello 45, il modello della denunce non costituenti reato.
E’ sotto questo famigerato modello che vengono insabbiate le inchieste a magistrati, politici, persone potenti, di cui spesso non si avrà mai notizia.


Pochi poi riflettono sul fatto che molte leggi penali sono create e pensate da… criminali. Cioè molti parlamentari sono persone che sono state condannate in via definitiva per reati anche molto gravi. E pochi si rendono conto che molte leggi fatte dal parlamento sono un vero abuso; cioè costituisce un reato il fatto di averle emanate.
Un esempio.
La riforma del falso in bilancio, configurata in modo tale da rendere non punibile tale reato, è stato un vero reato, commesso da tutto il parlamento. In pratica è come se il parlamento avesse detto: ragazzi, siccome la maggior parte di noi ha delle società, magari per interposta persona, per salvarci il culo dalla galera perché non facciamo una legge con cui non siamo punibili?
E quindi si sono fatti una legge che abrogasse tale reato. In pratica è come se avessero incitato gli amministratori delle società a delinquere.
E incitare a commettere reati, è un reato, per il nostro codice, previsto dall’articolo 110 c.p. E’ come se tutto il parlamento concorresse a tutti i reati di falso in bilancio commessi dalla nazione.
Ma nessuno potrà mai mandare in galera tutto il parlamento.


7. Conclusioni
Ci sarebbe altro da dire, molto altro, ma è impossibile farlo in un articolo.Ci sarebbe da parlare delle carenze di organico, ovviamente volute ad hoc per rendere ancor più inefficiente il nostro sistema; del disordine con cui vengono tenuti i fascicoli nella maggior parte dei tribunali italiani, il che è fatto apposta per permettere di rubare i fascicoli e farli sparire, per permettere di farli vedere ad occhi indiscreti, ecc.


Ci sarebbe da dire delle truffe continue e sistematiche che sono compiute dalle società telefoniche con le bollette taroccate; una vera e propria truffa ai danni di migliaia di utenti che però non viene perseguita perché si tratta di piccoli reati; e poi siccome è un reato commesso da società semi-pubbliche nessun magistrato ha il coraggio di perseguirlo (in caso contrario dovrebbero mandare in galera gli amministratori di queste società, ma è difficile trovare magistrati così impavidi).
Ci sarebbe da parlare della cartelle esattoriali pazze emesse da società private per conto del comune; società che durano un anno o due poi spariscono e chiudono, in modo che se per caso qualche centinaia di cittadini truffati volessero fare causa… non troverebbero più nulla, perché la società non esiste più.


Ci sarebbe da parlare del modo in cui vengono selezionati i magistrati e gli avvocati, con concorsi ed esami spesso truccati, o con dei commissari impreparati e con una preparazione inferiore a quella dei candidati. Basti ricordare il famoso caso dell’esame di Catanzaro: all’esame da avvocato che si tenne alla Corte di appello di Catanzaro nell’anno 2000, la magistratura scoprì che tutti i 2500 concorrenti avevano copiato, con la complicità della commissione (commissione composta da giudici, avvocati e professori universitari). Come è andata a finire? Tutto prescritto. Nessun colpevole. E i 2500 candidati che avevano copiato sono tutti avvocati.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/07_Luglio/10/avvocati.shtml


E il concorso in magistratura? Al concorso del 2002 un magistrato (non un magistrato qualsiasi si badi; ma un magistrato di CASSAZIONE) venne beccato con le mani nella marmellata mentre truccava un elaborato; il concorso non è stato annullato; tutta la commissione si schierò a sua difesa; e tutto è finito a tarallucci a vino. Non si poteva certo mandare in galera tutta la commissione di magistrati, professori universitari, ecc., e rifare tutto il concorso.
http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=140&titolo=I%20VELI%20SUI%20CONCORSI%20TRUCCATI%20DEI%20MAGISTRATI


Per non parlare dell’ultimo concorso in cui molti concorrenti hanno copiato l’elaborato nel silenzio e nell’inerzia della commissione, con uno scandalo finito su tutti i giornali, ma che dopo qualche giorno è tornato nel dimenticatoio.


Quando la selezione dei futuri magistrati e dei futuri avvocati avviene con queste premesse… che pretendiamo?


8. Alcuni aneddoti
Nella mia breve carriera professionale ricordo alcuni aneddoti curiosi che racconto, per far capire un po’ come va la pratica.


Una signora un giorno si ritrova i conti correnti bancari chiusi, perché gli avevano protestato degli assegni di cui lei non sapeva nulla. Si scopre che una truffatrice di Firenze aveva emesso con un documento falso degli assegni a suo nome. Inoltre lo stesso scherzetto lo aveva fatto a decine di persone.
La truffatrice viene identificata, e portata davanti al magistrato. Confessa candidamente che si, ha emesso assegni falsi. Confessa candidamente che si, ha falsificato i documenti. Confessa candidamente che si, sono una decine di anni che fa questo gioco.
La Tizia viene rilasciata, perchè avendo confessato non ci sono le esigenze della custodia cautelare e da noi si va in galera solo dopo la sentenza definitiva, cioè dopo la Cassazione.
Il giorno dopo emette altri assegni. E poi ancora altri. Continuando cioè a creare problemi ad altri cittadini ignari che si troveranno i conti chiusi, i crediti bloccati, i mutui revocati.
Il processo è iniziato da pochi giorni, ma oramai, si sa, siamo vicini alla prescrizione. In fondo, il reato commesso non è grave. E questa signora continua ad andare in giro tranquilla.


Qualche anno fa un Tizio viene denunciato dalla compagnia di assicurazione per cui lavoro per truffa; aveva fatto decine di incidenti falsi nella zona di Civitavecchia finché i carabinieri lo avevano scoperto.
Qualche tempo dopo lo stesso soggetto viene a Viterbo, alla sede della compagnia, con un incidente falso; si trova quindi di fronte a gente che lo conosce e che gli dice “e che ci fai qui… ma se ti abbiamo denunciato a Civitavecchia?” E lui: “eh si… infatti li non potevo più lavorare… ora mi sono trasferito qui ma non immaginavo che lei, ispettore, avesse anche questa sede. Peccato. Mi devo trasferire ancora”.


Ad un mio cliente di Napoli avevano pignorato la casa che doveva andare in vendita. Nel 2005 mi chiede se poteva pagare tutti i debiti e riprendersi la casa ed eventualmente cosa fare in alternativa. Lui tiene a quella casa.
Analizzo il valore della casa. Circa 100.000 euro.
Il debito era di circa 50.00 euro suddiviso per una ventina di debitori, ma tra spese, legali, interessi, ecc… nel 2005 ammontava a circa 300.000 euro.
I debiti risalgono a circa 25 anni fa. Il procedimento di pignoramento è iniziato quindici anni fa, ma ancora in alto mare. Il cliente ha sessantatrè anni e non ha figli.
Il mio consiglio: continuare ad abitare quella casa. Se tutto va male la venderanno tra una decina di anni, quando lui sarà anziano. Ma data l’ubicazione dell’immobile e altre caratteristiche non la venderanno mai… Alla sua morte, ci andrà ad abitare qualche suo amico o parente e probabilmente nessuno gliela toglierà mai.


Sono a Napoli da un mio amico avvocato. Questo mio amico mi chiede di andare a notificare un atto al tribunale di (bo… non ricordo.. mi pare Castellammare). Mi dà l’atto, che dovrò consegnare all’ufficiale giudiziario, e poi mi consegna una busta con le “istruzioni” per la notifica pregandomi di consegnarla nelle mani dell’ufficiale X…
Vado in tribunale accompagnato dalla segretaria, mi avvicino al banco degli ufficiali giudiziari e consegno l’atto. Poi dico:
“Ora le do la busta con le istruzioni ma mi faccia controllare se le istruzioni sono giuste…”
A quel punto vedo che l’ufficiale giudiziario diventa pallido, e la segretaria mi si lancia addosso e mi strappa la busta dalle mani e sorridendo in modo nervoso la consegna all’ufficiale.
“Non c’è nulla da controllare – mi dice – le ho controllate io… stia tranquillo” fa rivolto all’ufficiale.
Mi spiegheranno poi che la busta conteneva i soldi per la tangente. E sia la segretaria, sia il mio amico, sia altri colleghi, si meravigliano che io non sappia che lì, quella è la prassi; se non dai almeno un “centone” l’ufficiale giudiziario non consegna nulla. E bisogna sempre sperare che la persona a cui l’atto sarà notificato non dia una somma ancora più grossa per evitare la notifica…
Quando sono tornato dal mio amico mi sono incazzato assai… e lui c’è rimasto male e mi ha chiesto scusa…
“Non sapevo – mi disse – che da voi funziona diversamente. Scusa”.


Tempo fa viene da me un lettore del blog. Dice che sono tanti anni che cerca giustizia perché tanti anni prima gli hanno pignorato la casa, l’azienda in cui egli lavorava, e l’auto, per dei debiti inesistenti; lui si era opposto in giudizio, e aveva fatto delle denunce penali; ma le denunce erano andate archiviate. E i procedimenti civili si arenavano sempre contro qalche ostacolo processuale; ora l’avvocato si dimenticava dei termini processuali e faceva scadere; ora veniva smarrito un documento. Nel frattempo l’azienda era stata data in custodia ad un amministratore del tribunale che era un boss della mafia, e quindi costui utilizzava l’azienda per i suoi fini personali, produceva merce, la vendeva, ecc…
Guardo le carte… i reati sono ormai prescritti… vedo se ci sono gli estremi di una causa civile. In teoria ci sarebbe da far causa ad avvocati giudici, controparti…Ma noto che i fatti risalgono a trenta anni fa. E il cliente ha 60 anni.
Scusi, gli dico… ma ha aspettato trenta anni?
“Eh si, nessuno ha mai voluto difendermi, fino ad oggi. Poi a un certo punto ho smesso di fidarmi degli avvocati e oggi sono qui da lei percho di lei mi fido”.
Già. Ma dopo trenta anni è impossibile.


Tempo fa viene da me una signora a cui la massoneria ha portato via una marea di beni. Vorrebbe fare causa ma trova sempre diversi ostacoli.
Ascolto la signora.
Leggo alcuni documenti.
Le dico che, avendo come avversario il marito (massone) e quindi essendo circondata da giudici e avvocati massoni, non sarà semplice vincere la causa e dico che magari potrebbe fare una transazione, rimettendoci un po’ di soldi, magari, ma almeno accelerando le procedure.
Mi riservo però di leggere gli atti e darle un giudizio nei giorni successivi.
Qualche giorno dopo telefono alla signora la quale mi dice: “non ho bisogno della sua tutela. Secondo me lei è un massone. Lei fa una pubblicità spudorata alla massoneria, dicendo che essa è potente, che è organizzata, ecc., scoraggiando la gente dal fare causa. Lei è la punta più elevata e più sofisticata della massoneria. Non mi serve il suo aiuto”.


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Nei manuali di procedura civile e penale, all’università, studiavamo che la regole della procedura si applicano per tutelare il diritto della parte. Oggi dopo anni di studio posso affermare che servono per non tutelare nessuno, tranne i delinquenti. Non a caso Falcone, con riguardo al nostro codice di procedura penale, disse che era buono solo per i ladri di galline, non per la mafia.


E posso dare la seguente definizione del diritto, che in nessun manuale troveremo mai, né mai potrò pubblicare in una rivista giuridica: il diritto è quella sovrastruttura della società che serve per render schiavo il cittadino e assoggettarlo all’autorità dandogli l’illusione di essere libero.


Fonte: paolofranceschetti.blogspot.com

Il sistema in cui viviamo - Parte 1

1. Il sistema in cui viviamo e i suoi pilastri.
2. La corruzione. 
3. L’istruzione. 
4. Il sistema fiscale. 
5. La giustizia. 
6. La scienza e la medicina. 
7. La letteratura le arti e l’informazione. 
8. Conclusioni.






1. Il sistema in cui viviamo e i suoi pilastri.
Con questo articolo voglio precisare alcune cose sul termine “complottismo” oggi in vigore, e sul sistema in cui viviamo.


Dunque. Complottista secondo la definizione comune è la persona che:
a) pensa che le sorti del pianeta siano rette da poche persone (principalmente i grandi banchieri e le multinazionali);
b) pensa che queste poche persone scatenino guerre e uccidano intere popolazioni.
c) pensa che queste poche persone manipolino l’informazione, l’istruzione, e utilizzino ogni mezzo per tenere le persone inconsapevoli assoggettate.


La prima precisazione da fare è proprio sul termine utilizzato, cioè la parola “complottismo”. Dire “complotto” evoca alla mente l’idea di una gruppo (più o meno grande) di persone che cospirano tra loro per raggiungere i loro scopi. Ovverosia un gruppo di persone consapevoli, che seguono le direttive di un piano prestabilito, di cui conoscono i fini, i mezzi, e i vari passaggi intermedi.
Evoca altresì l’idea dei cittadini, estranei a questo gruppo dominante, assoggettati a loro insaputa.
Infine, implica l’idea che coloro che complottano siano in qualche modo in una posizione di privilegio rispetto a quelli estranei al complotto.
In realtà il sistema massonico in cui viviamo non implica alcun complotto. Non esiste cioè un gruppo di persone che cospira; e queste persone non sono in qualche modo “superiori” nei privilegi che hanno, rispetto a quelle che non complottano.
Esiste invece un “sistema” che ci accompagna dalla culla tomba, e a cui sono tutti assoggettati,
Esso non è stato instaurato da poco ma è il risultato di un processo storico che venne avviato secoli fa, progressivamente e lentamente.
Il processo di instaurazione lo abbiamo descritto nell’articolo “storia della massoneria dal 1200 ai nostri giorni”.
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/09/antecedenti-storici-e-culturali-del.html


Inoltre la maggior parte delle persone, anche quelle che fanno parte dell’elite al potere, sono inconsapevoli della reale portata del sistema, e del loro ruolo all’interno di esso. E ne sono schiavi non meno delle persone che ad esso sono sottoposte.
Per capire la differenza tra il concetto di complotto e quello di “sistema” è utile un parallelo con le varie mafie.
Non esiste un complotto di Cosa Nostra per dominare la Sicilia, come non esiste un complotto della camorra per dominare la Campania. Esiste invece un “sistema” che si è instaurato nei secoli, e in cui ogni persona viene inserita con un suo ruolo ben preciso. Non a caso la camorra, viene chiamata dagli stessi camorristi “il sistema”, distinguendosi il sistema di Secondigliano, il sistema di Casal principe, ecc…
Allo stesso modo, se è vero che la massoneria è la potenza che ha modellato la storia di questi ultimi secoli in Europa e negli USA, allora non abbiamo alcun complotto.


L’altra cosa da puntualizzare è che questo “sistema” non è affatto occulto. E’ palese, sotto gli occhi di tutti, ma ci siamo abituati fin dalla nascita, e dunque lo sentiamo come normale.
Se non lo vediamo è quindi unicamente in virtù di quella regola per cui il modo migliore di nascondere una cosa è metterla davanti agli occhi di tutti.


Il sistema è fatto dei seguenti passaggi obbligati:


2. La corruzione
La corruzione deve essere estesa a ogni livello. E’ sotto gli occhi di tutti che non c’è una reale volontà politica di lottare contro la corruzione. Non solo perché le pene per questo reato (e altri ad esso affini, come l’abuso di ufficio) sono sempre minori e tendono sempre più alla prescrizione, ma perché negli ultimi decenni la corruzione anziché diminuire è aumentata, fino ad arrivare al paradosso che oramai quasi tutti i politici hanno commesso una marea di reati conclamati, dal nostro Presidente del Consiglio all’ultimo degli amministratori comunali. E rari sono i personaggi, tranne Grillo, Travaglio e pochi altri, che denunciano l’assurda contraddizione di un parlamento ove siedono decine di politici condannati per reati vari. Addirittura ce ne era qualcuno condannato in via definitiva per omicidio, come D’Elia.
Questo della corruzione diffusa è il primo presupposto del sistema in cui viviamo, assolutamente fondamentale per poter attuare i punti successivi.
Assicura infatti funzionari incapaci e politici ignoranti e garantisce che alle cariche pubbliche accedano solo persone ricattabili.
Assicura cioè che la persona, sapendo di aver avuto accesso a quella carica, o quel lavoro, solo per raccomandazioni, si terrà stretto quel posto, e farà qualsiasi cosa, anche illecita, pur di mantenere la sua posizione.
Il fatto che nella pubblica amministrazione i funzionari non vengano scelti per merito ovviamente provoca un abbattimento della qualità dei servizi complessivi. E il meccanismo di arruolamento, basato su raccomandazioni e favori vari, fa si che la maggior parte degli impiegati pubblici sia sottomessa al potere costituito (nella forma del superiore, o del referente politico che gli garantisce il posto).
Il meccanismo psicologico è il seguente: io, dipendente, so di essere stato messo in quel determinato posto per raccomandazioni.
Di conseguenza sarò grato a chi mi ha dato il posto, e allo stesso tempo sarò psicologicamente più incline ad essere ricattato e ricattabile, perché non ho fiducia nelle mie capacità di trovare un lavoro autonomamente.
In pratica, il fatto di essere costretti a trovare lavoro per favori conoscenze o raccomandazioni, ha un effetto distruttivo sulla psicologia del singolo, che è nelle mani del “sistema” cui si affida completamente, temendo altrimenti di rimanere senza lavoro.
Dal punto di vista dei politici di rango nazionale, un sistema in cui essi siano corrotti e incapaci, assicura che i reali problemi del paese non verranno mai risolti perché essi non saranno in grado di vedere né il problema né la soluzione.
Per convincersi di ciò è sufficiente vedere il livello intellettuale e la profondità di pensiero dei governanti attuali, più o meno pari a quello di una velina leggermente acculturata; essi vengono scelti in base a qualità che sono completamente opposte rispetto a quelle che dovrebbe avere una persona al comando della società. Chi comanda dovrebbe essere non solo onesto, ma intelligente, con qualità superiori alla media e un curriculum (anche culturale) di primo livello. Invece la maggior parte dei politici al potere non sa neanche cosa è la Consob, e probabilmente pensa che il signoraggio sia una marca di formaggio.


Ecco perché al Ministero di Grazia e Giustizia possono sedere ingegneri, come Castelli, o laureati in filosofia, come Mastella. Oppure al ministero della salute possano sedere dei laureati in giurisprudenza, come Sacconi, che per giunta dopo qualche mese cambieranno anche ministero, assicurando così un continuo ricambio di incapaci. Insomma… un sistema che funziona al contrario.
Chi dovrebbe risolvere, ad esempio, il problema della privatizzazione della Banca d’Italia? Borghezio, Bossi, Vito, Gelmini, Schifani, D’Elia?


3. L’istruzione
Il livello di istruzione deve essere il più basso possibile. E’ sotto gli occhi di tutti che la scuole in questi ultimi decenni sono peggiorate sempre più. All’università i professori vengono scelti non per meriti ma per cooptazione. I docenti delle scuole inferiori sono assunti senza un controllo severo né sulla loro preparazione né sulla loro capacità didattica. I corsi di formazione e di aggiornamento sono in genere di scarsa qualità e del resto nulla e nessuno assicura che i formatori siano più bravi di coloro che devono essere formati.
Tutto questo non a caso era nel programma della P2.
Un basso livello di istruzione garantisce infatti una minora possibilità di risveglio spirituale. Garantisce una minora capacità critica. E rende il cammino personale del singolo individuo molto più difficile.
E’ quindi indispensabile che la scuola non formi realmente le menti dei giovani; e che i formatori siano persone passive sottomessi al sistema.
E’ indispensabile altresì che la storia venga studiata come un serie di eventi casuali, o provocati da fatti demenziali; la prima guerra mondiale si scatena perché un idiota spara all’arciduca Ferdinando; la seconda guerra mondiale si scatena perché Hitler era un genio del male e i governanti dei paesi limitrofi non si erano accorti che voleva scatenare una guerra mondiale. La bomba su Hiroschima venne buttata per far finire la guerra, ecc…
Si occulta quindi la verità degli eventi per non far capire il disegno complessivo di essi.


4. Il sistema fiscale
Il sistema di tassazione deve essere vessatorio e non ci sarà mai un governo che ridurrà le tasse veramente. I soldi, infatti, in realtà ci sono, ma vengono dispersi decuplicando il costo delle opere pubbliche, finanziando società inesistenti grazie all’aiuto della CE, creando fondi neri, spendendo miliardi di euro per una sanità malata.
Il vero scopo del sistema di tassazione attuale, però, non è quello di reperire fondi da spartire tra le elite (ne hanno già a sufficienza senza dover rubare anche pochi spiccioli al cittadino comune) ma quello di costringere il cittadino a non alzare mai la testa; lo scopo è cioè quello di farlo lavorare dodici ore al giorno per sopravvivere. Se non avrà troppo tempo libero, non avrà tempo per riflettere, informarsi e svegliarsi.
Ecco quindi che appena il livello economico della popolazione inizia ad innalzarsi, sopravviene una nuova crisi economica, una nuova necessità finanziaria per cui lo stato chiede nuovi sacrifici…
Quello che non ci dicono mai, infatti, è che il 99 per cento dei nostri soldi va allo stato, e quindi non è con un aumento delle tasse che migliorano le condizioni di vita generali, né è in questo modo che lo stato si procura una maggiore disponibilità di risorse. Le tasse infatti non sono il 40 o il 50 per cento, a seconda dell’aliquota. Le tasse coprono invece quasi il 100 per cento dei guadagni dei cittadini.
Se sembra assurdo, proviamo a fare questo ragionamento
Se un cittadino guadagna 1000 euro, 300 le da immediatamente allo stato. Ne rimangono 700 che può spendere come vuole.
Queste 700 verranno usate per acquistare dei beni, quindi verranno date ad altri cittadini.
Questi cittadini, su queste 700 euro, pagheranno un altro 30 per cento di tasse, quindi ne rimarranno 490. Che verranno utilizzate per acquistare altri beni da altri cittadini che pagheranno altre tasse.
Aggiungiamo che ogni bene è gravato da IVA. Cioè un’imposta all’origine che grava i beni di ulteriori carichi fiscali.
Facciamo un esempio con una parcella emessa da un professionista (medico, avvocato, notaio, ecc..).
Lo stato ti dice che la tua aliquota è del 50 per cento. Ma è falso. Perché quando io faccio una fattura da 1000 euro, il 50 per cento va in tasse, ma il 20 per cento è l’Iva, a cui si aggiunge l’IRAP (circa il 4 o il 5 per cento) e la Cassa (che per noi avvocati è il 10 per cento). Il che significa che di quelle 1000 euro ce ne rimangono in tasca 200 o 300 circa.
Quindi in merito al problema delle tasse sono due le balle che ci raccontano: 1) è falso che il prelievo fiscale, sia del 30, 40 o 50. Il prelievo (quando si calcola Iva, imposte locali e casse) è comunque dal 70 all’80 per cento, a seconda delle aliquote.
Quando il cittadino acquista un bene, lo acquista comunque giù gravato da Iva (che, ricordiamolo, fino a qualche anno fa per certi beni era il 40 per cento).
E ciò che va allo stato è molto di più anche di quell’ottanta. E’ una somma molto vicina al 100 per cento.
In pratica tutto ciò che produciamo finisce nelle tasche dello stato, tranne quel poco che uno riesce a risparmiare e mettere da parte senza farne alcun uso. In sostanza: solo i soldi non utilizzati rimangono a noi e non vanno allo stato. Quelli messi in circolazione prima o poi finiscono nelle casse statali.
Insomma, quando lo stato aumenta quindi le tasse del 2 per cento, non incassa realmente quel 2 per cento.
Perché il cittadino, guadagnando il due per cento in meno, acquisterà meno beni, e quindi il risultato è un’entrata da una parte, ma un’uscita dall’altra.
Ne consegue che quello che ci raccontano, sulla necessità di aumentare le tasse per far entrare più soldi nelle tasche dello stato, è una balla colossale.
Allo stato va già quasi tutto. L’aumento dell’imposizione fiscale serve unicamente per vessare il cittadino affinché non possa mai godere una vita di reale benessere.


5. La giustizia
I tribunali sono inefficienti. Le cancellerie sono sovraccariche di lavoro. I tempi medi dei processi sono esasperanti e, salvo alcune eccezioni (come il processo del lavoro, o alcuni procedimenti davanti a quei pochi giudici di pace competenti) al cittadino non è assicurata alcune giustizia reale.
Che la giustizia penale non funzioni lo dimostrano le decine di stragi che hanno insanguinato il nostro paese per decenni, che sono rimaste TUTTE impunite; segno che esiste un potere talmente forte da condizionare sempre la magistratura, ogni qual volta ci sarebbe da scoprire veramente le cause dei fatti.
Per la giustizia civile è sufficiente chiedere ad un amico o un parente che ha avuto una causa civile, quali sono stati i tempi (e i risultati) di tale causa.
Ora, per risolvere i problemi della giustizia basterebbero pochissime regole.
In diritto penale basterebbe interrompere la prescrizione con l’inizio del processo, per risolvere magicamente il 50 per cento e oltre dei problemi.
In diritto civile sarebbe sufficiente che le cause fossero discusse oralmente e tendenzialmente in un’unica udienza come nel processo americano.
Invece il parlamento continua ad emanare modifiche, leggi, codici e codicilli, affinché la giustizia non funzioni e anzi, il sistema si complichi sempre più.
Questo per vari motivi. Anzitutto perché quando la giustizia non funziona entrano in gioco i meccanismi alternativi ai tribunali.
Il cittadino è portato a risolvere le sue controversie raccomandandosi al politico, alla persona potente, al capomafia, oppure rinunciando alla causa. Il degrado della giustizia cioè aumenta in proporzione la potenza dei politici, dei capimafia, ovverosia di tutte quelle persone che NON dovrebbero avere questo potere.
I potenti invece saranno spinti ad iscriversi in massoneria e risolvere le loro controversie con i tribunali massonici, che hanno quindi una potenza e un’importanza inversamente proporzionale alla potenza e all’importanza dei tribunali statali.
Quindi la verità è che giustizia non può e non deve essere efficiente perché se per miracolo essa funzionasse veramente in pochi anni avremmo uno stato quasi perfetto.


6. La Scienza e la medicina
La storia della scienza è la storia delle memorabili cazzate sparate dagli scienziati con assoluta certezza di essere nel giusto.
E’ una storia costellata di errori, costellata di scoperte sensazionali e definitive che poi sono state smentite negli anni successivi, di persone uccise o perseguitate in nome della scienza per poi scoprire che dicevano la verità.
Eppure il capolavoro della massoneria è la scienza, e in particolare quell’atteggiamento verso la scienza che la rende una religione.
L’età dei lumi si chiamò così, ufficialmente, perché era l’età della scienza, e dei lumi della ragione che prevalevano sulla irrazionalità. Ma in realtà si chiamò così perché fu l’era del definitivo trionfo degli illuminati, che imposero una scienza ottusa, a fronte delle loro conoscenze molto più vaste.
Imposero cioè una situazione che fece dire a Paracelso che “la scienza e la razionalità sono una grande follia collettiva, lì dove l’esoterismo è una grande conoscenza segreta”.
Incuranti del fatto che la scienza periodicamente smentisce se stessa con nuove scoperte; incuranti del fatto che molte scienze sono contraddittorie già al loro interno (come la fisica e la fisica quantistica che dicono cose per certi versi opposti); incuranti del fatto che la scienza della medicina non sia riuscita a guarire dai mali e compaiano continuamente nuove malattie; incuranti del fatto che non abbiamo capito tutto della nostra madre terra, e ancor meno dell’universo attorno a noi, e quindi fare della scienza una religione è come assumere a proprio Guru un bambino handicappato; molte persone pontificano in nome della scienza, dichiarando follia tutto ciò che è irrazionale, e approvando tutto ciò che è “scientifico”.
Il pensiero corre al Cicap... Nel loro sito si legge: "il nostro scopo è promuovere un'indagine scientifica e critica sul paranormale".
Ovverosia: la scienza (con i suoi continui fallimenti), vorrebbe promuovere un'indagine scientifica e critica sul paranormale (cioè su qualcosa che esula dal suo campo di indagine; la scienza infatti è per definizione razionale, il paranormale no).
Leggiamola in altro modo: la scienza, con la storia dei suoi fallimenti (cioè una branca della conoscenza che non riesce neanche a prevedere con precisione che tempo farà), vorrebbe promuovere un'indagine su un'altra scienza che esiste da millenni, e che è perlopiù insondabile e inconoscibile anche a se stessa.
In altre parole: l'ignoranza viene eretta a sistema e religione. L'ignoranza che si arroga il diritto di controllare e verificare cose che non vengono controllate e verificate neanche dagli esoteristi stessi, essendo la conoscenza esoterica e paranormale, per definizione, nascosta e trasmessa solo agli iniziati.
Più o meno è come se il Papa promuovesse un'indagine critica e obiettiva sulla religione buddista o musulmana.
Ci sarebbe da domandarsi come avrebbe reagito il Cicap se avesse incontrato Gesù, o Budda o Maometto; dal momento che queste persone, che hanno cambiato il mondo più di ogni altra, facevano miracoli, e quindi erano in senso lato esoteristi e producevano fenomeni paranormali, chissà quale sarebbe stato il verdetto alla luce delle loro indagini "scientifiche e critiche".


Anche la medicina non deve funzionare realmente. Non deve curare i malati, ma crearli.
E’ fuori discussione che la medicina ha fatto progressi enormi in questi ultimi secoli. Ma è anche fuori discussione che molte scoperte importanti vengono taciute; come è fuori discussione che la medicina ufficiale ha fatto e sta facendo di tutto per il mettere il bavaglio agli operatori naturopati e alle varie discipline “alternative” come lo Shiatsu, l’agopuntura, la kinesiologia, ecc… Alcune erbe importanti per la cura di determinate malattia sono state vietate perchè facevano concorrenza ai farmaci ufficiali (come l’iperico contro la depressione).
Contemporaneamente le ditte alimentari immettono sul mercato prodotti sempre più sofisticati e nocivi.
Il tutto con il deliberato proposito di abbassare la vitalità della popolazione, e rintronarla di farmaci.
Questo perchè delle persone meno efficienti a causa di un’alimentazione squilibrata e di farmaci che hanno numerose controindicazioni, assicurano una cittadinanza mediamente meno reattiva e meno incline al risveglio.
Una popolazione cioè più controllabile dal sistema.
Punta di diamante della medicina è la psichiatria, uno strumento di controllo sociale eccezionale. Dal momento che la psichiatria si arroga il diritto di definire chi è normale e chi è pazzo, ecco che per la psichiatria è squilibrato chi vede rose rosse dappertutto, chi crede alle scie chimiche, chi pensa che la maggior parte degli omicidi in Italia abbiano un filo rosso che li unisce. Normali invece sono Bruno Vespa, Emilio Fede, Giuliano Ferrara, Vittorio Sgarbi, Mario Borghezio…
Per sapere quali sono i parametri di normalità ci si affida ad una scienza che, secondi gli schemi ufficiali, inquadrerebbe Gesù, Madre Teresa di Calcutta, Budda, tra le persone con squilibri narcisistici della personalità. Addirittura Budda e Gesù, poi, con la loro “deriva mistica” potrebbero essere classificati come narcisisti schizofrenici. Anche il Dalai Lama probabilmente verrebbe definito uno squilibrato con problemi nella sfera affettiva, e con disturbi di personalità (si sa infatti che il manifestare la propria rabbia è un segno di equilibrio per la psicologia; per questo è sufficiente leggere classici della psicologia come La danza della rabbia, Le brave ragazze vanno in paradiso e le cattive vanno dappertutto, ecc..; di conseguenza il Dalai Lama, che non si arrabbia mai, data anche la sua propensione all’ascolto, e dato il distacco dalle emozioni che dimostra, sarebbe classificabile come “una personalità con tratti di narcisismo primario e secondario, schizoide empatica”).


7. Le arti, la letteratura e l’informazione
Ultimo e più importante baluardo del sistema è quello delle arti, della letteratura, e dell’informazione. Questo è il filtro che serve per non far sapere al cittadino come realmente stanno le cose. Viene presentata una realtà all’acqua di rose, dove ciascuno ha la percezione che molte cose non funzionino, ma che, in fondo, tante siano regolari.
Dal punto di vista dell’informazione la mafia viene presentata come un cancro molto potente e in continua espansione, ma la continua denuncia che viene fatta sui media nazionali ce la fanno apparire quasi come un fenomeno da combattere. Invece non ci dicono che oramai Cosa Nostra, Camorra e Ndrangheta controllano tutte le città dal nord al sud.
Il periodico scoppiare di scandali, di “questioni morali” ecc.., dà al cittadino la percezione che, in fondo, molti politici sono “onesti” e anche se la corruzione è diffusa, tuttavia si può sempre contare su un substrato di politici e amministratori irreprensibili. La verità è che in questi ultimi decenni i politici onesti sono scomparsi quasi del tutto e i pochi rimasti sono degli ingenui messi totalmente in condizioni di impotenza.
Come abbiamo spesso detto e ripetuto nel corso di numerosi articoli, le notizie più importanti e i temi più importanti non vengono trattati: massoneria, sistema bancario, scie chimiche…
Le arti e la letteratura forniscono questo apparato di un robusto contorno di informazioni depistanti. I romanzi ove la storia viene presentata come un percorso voluto da poche persone sono pochissimi e quei pochissimi tacciono moltissime cose.
Nessun romanzo ha mai ipotizzato che dietro a tutti i delitti di rilievo mediatico ci sia un’unica organizzazione.
Chi ci ha provato, come Dan Brown, alla fine si rimangia la premessa facendo apparire il tutto come uno scherzo, una funzione, in cui si è portati a credere che l’autore sia dotato di una fervida fantasia, mentre la verità è che egli ha descritto una minima parte della realtà.
I romanzi che dicono la verità sono poco venduti e relegati in circuiti minori (vedi: Il tempo della Fine e Gemoetria del male di Sigismondo Panvini).
I romanzi e i film fanno vedere una realtà dove la mafia è collusa con UN solo politico, come succede in quella fiction bugia come la Piovra. Ma non dicono (e se lo facessero verrebbero censurati) che la mafia è collusa con l’80 per cento del parlamento e sono decine i politici che hanno regolari rapporti con la mafia.
Coloro che provano a veicolare dei messaggi alternativi nelle loro opere vengono uccisi o fatti fuori dal sistema. Abbiamo detto della fine che fece Orson Welles dopo quarto potere, Antoine de Saint Exuspery dopo aver scritto il Piccolo Principe, Kubrick dopo aver scritto Eyes Wide Shuts, Rino Gaetano De Andrè, ecc…


8. Conclusioni
Riassumendo il sistema è il seguente e si basa su due punti cardine:
1) corruzione e illegalità = funzionari e politici incapaci = impossibilità di risolvere qualsiasi problema reale = possibilità di accedere al sistema solo per chi vi si adegua = controllo totale delle persone, siano essi cittadini o politici.


2) Istruzione carente e manipolazione dell’informazione = impossibilità di capire che siamo presi in giro quotidianamente.


3) Per evitare ribellioni e risvegli di coscienza si bombardano i cittadini di cibi scadenti, scie chimiche, medicinali dannosi, al fine di diminuirne ulteriormente lo stato vitale.


Insomma. Non esiste alcun complotto, ma esiste solo un sistema, che è quello in cui viviamo e che è sotto gli occhi di tutti.
A questo sistema siamo tutti assuefatti, tanto che lo riteniamo normale. Solo dopo una certa età, quando magari si sono toccate con mano certe realtà, si aprono gli occhi e si capisce l’assurdità di questo meccanismo.
Aprire gli occhi ovviamente non è semplice, quando fin da piccoli ti spiegano che questo è un sistema giusto. Studi sui libri che il sistema va bene così come è, salvo qualche piccola imperfezione qua e là che viene presentata come un’eccezione alla regola.
Quando ti fai troppe domande ti rispondono che il sistema è questo ed è meglio adeguarsi.
E anche quando capisci veramente il sistema spesso non si ha la forza di reagire perché non si sa neanche da dove cominciare.
Solo di recente siti come Disinformazione, Luogocomune, Comedonchisciotte, Antonella Randazzo, Maurizio Blondet o autori come Noam Chomsky, Loretta Napoleoni, David Icke, Patricia Cori, ecc…, hanno iniziato a parlare chiaro e ad informare realmente su ciò che c’è dietro le maschere ufficiali del sistema.
Non a caso il sistema sta reagendo a questo eccesso di informazioni con una controreazione, per cui non si tarderà a limitare l’accesso ad internet, chiudere siti con la scusa che vengono commessi reati, ecc.


Un’ultima precisazione. Questo che abbiamo descritto a prima vista parrebbe un sistema oppressivo solamente per il popolo; sembrerebbe cioè, che a pagare il prezzo di esso siano i soli cittadini.
In realtà tutti sono assoggettati al sistema, compresi coloro che stanno ai vertici della piramide del potere. Lo dimostra la fine che hanno fatto, molto spesso, persone appartenenti alla elite; Edoardo Agnelli, Lady Diana, l’ex presidente della BCE Duisemberg, Mattei, le quali, per non essersi perfettamente allineate al sistema, hanno perso la vita in infarti, incidenti, ecc… Per non parlare di quelle persone come Kennedy, come Papa Luciani, che erano arrivate alle massime cariche possibili per la nostra società, e che sono state assassinate per aver provato a correggere i difetti più evidenti del sistema.
Il “sistema” infatti, prepara con pazienza ogni persona nel suo ruolo, e quando questa devia dalla strada prefissata fa una brutta fine, sia esso un papa, un Presidente, o un rampollo di famiglia nobile.
A maggior ragione quindi, non c’è alcun complotto, ma un “sistema” che merita a pieno titolo tale sostantivo. Chiamarlo sistema dà la misura di come esso sia una specie di gabbia per tutti, per il popolo, ma anche per i cosiddetti “potenti”.
Anzi. Le persone semplici, il popolo, spesso sono più libere dei cosiddetti potenti. Se un cittadino diventa consapevole, ha la scelta tra adeguarsi o combattere, oppure andare a vivere all’estero e ritagliarsi una propria oasi (in Groenlandia, sulle montagne andine, nell’isola di Tonga, o nel deserto… sono pochi i posti dove il sistema in realtà non arriva).
I potenti invece, spesso sono schiavi del loro ruolo più di chiunque altro.
Se Berlusconi oggi decidesse di vivere gli ultimi anni della sua vita in santa pace, ritirandosi su un isola deserta, non potrebbe; perché quel sistema che ha creato il fenomeno “Berlusconi” mettendolo alla guida della nazione, reclamerebbe il conto. E non gli permetterebbe di cambiare strada, perché lo show deve continuare secondo il piano previsto.
Ricordo le parole del Papa Giovanni Paolo II tanti anni fa, che, essendo più giovane, non capii: “se i miei superiori me lo permetteranno…” disse.
Ma quali superiori poteva avere, mi chiesi. Nessuno è superiore al papa.


Fonte: http://paolofranceschetti.blogspot.it 

Dietro al possibile Black Out globale


Allarme dalla Commissione Europea, la quale ha presentato un rapporto dove si parla del crescente rischio che si verifichi un evento tecnologico, causato da una tempesta solare, di "dimensioni catastrofiche", che andrà a interessare le infrastrutture terrestri come le reti elettriche di telecomunicazioni,  di navigatore satellitare o delle banche.
Invitano quindi a intensificare le ricerche e le analisi in modo da riuscire a deviare l'impatto delle tempeste solari su alcune infrastrutture, logicamente e primariamente legate alle comunicazioni; non ci sarebbe internet e né la possibilità di chiamare al cellulare.
Voi capite che la nostra società si basa su questo, e se vengono tagliate tutte  queste cose assieme, non sapremmo far fronte a quello che ci si presenterà davanti e ci troveremmo ad affrontare un deficit notevole.
Nel video qui sotto Paolo Franceschetti teorizza l'evento:




Si parla anche del rischio di un possibile blackout dell'elettricità imminente e per questo la Commissione affronta il tema per poter favorire una linea guida prima che si verifichi l'evento, poiché il pericolo di paralizzare città intere è veramente alto.