21 agosto, 2012

Jules Assange, wikileaks, e la Repubblica di Ecuador


Oggi parliamo di geo-politica e di libera informazione in rete.
Tutto ciò che sta accadendo oggi, tecnicamente (nel senso di “politicamente”) è iniziato il 12 dicembre del 2008. Secondo altri, invece, sarebbe iniziato nel settembre di quell’anno. Ma ci volevano almeno quattro anni prima che l’onda d’urto arrivasse in Europa e in Usa.
Forse è meglio cominciare dall’inizio per spiegare gli accadimenti.
Anzi, è meglio cominciare dalla fine.
Con qualche specifica domanda, che –è molto probabile- pochi in Europa si sono posti.
Mi riferisco qui alla questione di Jules Assange, wikileaks, e la Repubblica di Ecuador.



Perché il caso esplode, oggi?
Perché, Jules Assange, ha scelto un minuscolo, nonché pacifico, staterello del Sudamerica che conta poco o nulla?
Come mai la corona dell’impero britannico perde la testa e si fa prendere a schiaffi davanti al mondo intero da un certo signor Patino, ministro degli esteri ecuadoregno, per gli euro-atlantici un vero e proprio Signor Nessuno, il quale ha dato una risposta alla super elite planetaria (cioè il Foreign Office di Sua Maestà) tale per cui, cinque anni fa avrebbe prodotto soltanto omeriche risate di pena e disprezzo, mentre oggi li costringe ad abbozzare, ritrattare, scusarsi davanti al mondo intero?
Perché l’Ecuador? Perché, adesso?

Tutto era più che prevedibile, nonché scontato.
Intendiamoci: era scontato in tutto il continente americano, in Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, paesi scandinavi. In Europa e a Washington pensavano che il mondo fosse lo stesso di dieci anni fa. Perché l’Europa –e soprattutto l’Italia- è al 100% eurocentrica, vive sotto un costante bombardamento mediatico semi-dittatoriale, non ha la minima idea di ciò che accade nel resto del mondo, ma (quel che più conta) pensa ancora come nel 1812, ovvero: “se crolla l’Europa crolla il mondo intero; se crolla l’euro e l’Europa si disintegra scompare la civiltà nel mondo” e ragiona ancora in termini coloniali. Ma il mondo non funziona più così. In Italia, ad esempio, nessuno è informato sulla zuffa (che sta già diventando rissa) tra il Brasile e l’Onu, malamente gestita da Christine Lagarde, la persona che presiede il Fondo Monetario Internazionale, e che ruota intorno all’applicazione base di un concetto formale, banale, quasi sciocco, ma che potrebbe avere ripercussioni psico-simboliche immense: l’Italia è stata ufficialmente retrocessa. Non è più l’ottava potenza al mondo, bensì la nona. E’ stata superata dal Brasile. Quindi al prossimo G8 l’Italia non verrà invitata, ma ci andrà il Brasile. Da cui la scelta di abolire il G8 trasformandolo in G10 standard. Si stanno scannando.
La prima notizia Vera (per chi vuole ricavare informazioni reali dal mondo reale) è questa: “L’Europa, con l’Inghilterra e Germania in testa, non possono (non vogliono) accettare il trionfo keynesiano del Sudamerica e la loro irruzione nel teatro della Storia come soggetti politici autonomi. Per loro vale il principio per cui “che se ne stiano a casa loro, non rompano, e ringrazino il cielo che li facciamo anche sopravvivere, come facciamo con gli africani. Altrimenti, da quelle parti, uno per uno faranno la fine di Gheddafi”. Il messaggio in sintesi è questo.
Dal Sudamerica negli ultimi quaranta giorni sono arrivati tre potentissimi messaggi in risposta: niente è stato pubblicizzato in Europa. Tanto meno l’ultimo (il più importante) in data 3 agosto, se non altro per il fatto che era in diretta televisiva dalla sede di New York del Fondo Monetario Internazionale. Nessuno lo ha trasmesso in Europa, ad esclusione del Regno di Danimarca. E così, preso atto che esiste una compattezza mediatica planetaria di censura, e avendo preso atto che se non se ne parla la televisione, non c’è in rete e non si trovano notizie su wikipedia, allora vuol dire che non esiste, il Sudamerica ha scelto il palcoscenico mediatico globale più intelligente in assoluto: il cuore della finanza oligarchica planetaria, la city di Londra.
E adesso veniamo ai fatti.

Jules Assange, il 15 giugno del 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di specifici accordi formali sanciti tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Jules Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nello Stato del Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base dell’applicazione del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta. “vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano (giustamente) degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo avviene il 3 agosto, il secondo il 4.
Il 3 agosto 2012, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del Fondo Monetario Internazionale accompagnata dal suo ministro dell’economia e dal ministro degli esteri ecuadoregno, Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America”) l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. In tale occasione, la Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al Fondo Monetario Internazionale con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, la Repubblica Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo semplicemente la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del Fondo Monetario Internazionale che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fosse l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada diversa, opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi. Non solo. Siamo oggi in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in materia economica sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora lo sono ancor di più oggi: Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale……” ecc. Subito dopo (cioè 15 minuti dopo) la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization) la più importante associazione planetaria di scambi commerciali coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale grazie ai files messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie (o per colpa) di Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone: Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes, lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come fare per impedire ai loro governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del Fondo Monetario Internazionale il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file già resi pubblici su internet. Gran parte dei file, gentilmente offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, il quale -siamo sempre il 3 agosto a New York- ricorda chi rappresenta e che cosa ha fatto l’Ecuador, ovvero la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Dirirtto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario.. Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush (già deposto ma in carica formale fino al 17 gennaio 2009) dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. Eh già. E’ accaduto in Iraq, che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’opus dei fedele al vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e quindi aprendo la strada a un precedente storico recente. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure se si annulla la decisione dell’Ecuador allora si annulla anche quella dell’Iraq e quindi il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano.
Nasce allora il Sudamerica moderno.
E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nella banche cattoliche di Quito e tale cifra viene dirottata in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”.
Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andati nel pallone. In tutto il pianeta Terra, oggi, si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi.
In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti.
Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”.
E’ un chiaro segnale che il gruppo di Assange sta dando a chi vuol capire e comprendere che TINA è un Falso. Non è vero che non esiste alternativa. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di efferati oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non è più così. E non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Mario Draghi, Mario Monti, David Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo.
Anche in Europa.
Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador.
Ma non basta.
Il colpo decisivo al sistema viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti e in ogni nazione del globo”.
Ma chi è Garzòn?
E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata.
E’ il nemico pubblico numero uno dell’opus dei.
E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi.
E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale.

Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè Pd e PDL insieme) acquistava a 100 $ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla telecinco che li rivendeva a 1000$ a rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai (ovvero noi) ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dall’Unione Europea. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta ma il governo italiano di allora (Prodi & co.) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Jules Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”.
La battaglia è dunque aperta.
E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in rete.
In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi.
Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce.
Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie.
E allora si balla tutti.
In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”.
Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi.
Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador.
Per questo Garzòn lo difende.
Per questo, questa storia relativa al Sudamerica, va raccontata.
Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori.
Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta.
E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica.
Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo.
Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità.
Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori davvero imbarazzanti.
Wikileaks non va letto come gossip.
Non lo è.
C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez, rischia anche la pelle.
Questi anonimi meritano il nostro rispetto.
E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”.
Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare.
Se poi, con questo Sapere un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta.
Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose.
Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra.
Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera?
Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda.
Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?”
Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”.

18 agosto, 2012

Il governo e le grandi banche si stanno preparando in silenzio ad un imminente collasso finanziario?


Sembra che stia accadendo qualcosa di veramente strano. In tutto il mondo, i governi e le grandi banche si comportano come se prevedessero un imminente collasso finanziario. Purtroppo, non siamo al corrente delle conversazioni riservate che si svolgono nei consigli di amministrazione aziendali e nelle stanze del potere in luoghi come Washington DC e Londra, quindi tutto quello che possiamo fare è cercare di dare un senso a tutti gli indizi che sono intorno a noi.
Naturalmente è del tutto possibile fraintendere questi indizi, ma nascondere la testa sotto la sabbia non porterà niente di buono.

La settimana scorsa, è stato rivelato che il governo degli Stati Uniti, negli ultimi due anni, ha chiesto segretamente a cinque delle più grandi banche americane "di sviluppare piani per scongiurare il crollo". Di per sé, questo non è un granchè. Ma quando si aggiunge quel tassello alle decine di altri indizi di un imminente collasso finanziario, comincia ad emergere un quadro molto preoccupante. Negli ultimi 12 mesi, centinaia di dirigenti bancari si sono dimessi, membri aziendali hanno venduto enormi quantità di azioni, e mi è stato detto personalmente che un numero significativo di banchieri di Wall Street hanno acquistato "beni per la sopravvivenza" nelle comunità rurali questa estate.
Nel frattempo, ci sono state segnalazioni che il governo degli Stati Uniti ha fatto scorta di alimenti e munizioni, e Barack Obama ha firmato tutta una serie di ordini esecutivi che potrebbero essere utilizzati nel caso di un tracollo grave della società. Che cosa significa tutto questo? Potrebbe significare qualcosa o potrebbe significare nulla. Quello che sappiamo è che ad un certo punto arriverà un crollo finanziario. Negli ultimi 40 anni, la quantità totale di tutti i debiti negli Stati Uniti è cresciuta da circa 2 miliardi di dollari a quasi 55 trilioni di dollari. Questa è una ricetta per la catastrofe finanziaria, ed è inevitabile che questa gigantesca bolla del debito ad un certo punto scoppierà.
In tempi normali, il governo statunitense non dice alle grandi banche di "sviluppare piani per scongiurare il crollo".
Ma secondo un recente articolo della Reuters, questo apparentemente è esattamente ciò che sta accadendo ....
I legislatori degli Stati Uniti hanno indirizzato direttive a cinque delle più grandi banche del paese, tra cui Bank of America Corp e Goldman Sachs Group Inc, di sviluppare piani per scongiurare il collasso nel caso si trovassero ad affrontare gravi problemi, sottolineando che le banche non possono contare sull'aiuto del governo.
Il programma che risale a due anni fa, che è stato tenuto in gran parte segreto fino ad ora, si aggiunge ai "testamenti biologici" che le banche hanno predisposto per aiutare le autorità di regolamentazione a smantellarle, se dovessero effettivamente fallire. Questo mostra come le autorità di regolamentazione stiano lavorando duramente per garantire che le banche abbiano piani per gli scenari peggiori e possano agire in modo razionale nei momenti di difficoltà.
Non vi sembra strano che solo cinque banche molto grandi abbiano ricevuto un tale avvertimento?
E perché mantenerlo segreto al pubblico americano?
Il Governo federale si aspettava realmente che ci fosse un crollo?
Se i funzionari federali si aspettassero un crollo finanziario, non sarebbero gli unici. Un numero crescente di economisti  molto rispettati parlano del vicino collasso finanziario come se fosse in qualche modo inevitabile.
Ad esempio, controllate la seguente citazione da un recente articolo di Money Morning. ....
Richard Duncan, ex dirigente della Banca mondiale e capo economista presso Blackhorse Asset Mgmt., afferma che il debito federale americano di  16.000 miliardi di dollari  si è trasformato in una "spirale mortale", come ha detto a CNBC.

E potrebbe portare a una depressione così grave che egli non "pensa che la nostra civiltà potrebbe sopravvivere".
Un ex dirigente della Banca Mondiale avverte che la nostra civiltà non potrebbe sopravvivere a ciò che sta arrivando?
Questo è abbastanza agghiacciante.
L'economista Nouriel Roubini crede che la crisi in arrivo sarà anche peggiore di quella del 2008 :

"Peggiore, perché come nel 2008 avremo una crisi economica e finanziaria, ma a differenza del 2008, siamo a corto di munizioni politiche. Nel 2008, si potevano tagliare i tassi;. Fare QE1, QE2, si poteva innescare lo stimolo fiscale, si poteva sostenere/stanziare/ garantire le banche e tutti gli altri. Oggi, più QE stanno diventando sempre meno efficaci perché i problemi sono di solvibilità e non di liquidità.I disavanzi di bilancio sono già molto grandi e non è possibile salvare le banche, perché 1) c'è un'opposizione politica a questo;. e 2) i governi sono quasi insolventi - essi non possono salvare se stessi figuriamoci le loro banche. Il problema è che siamo a corto di conigli politici da tirare fuori dal cappello!"

Dall'altra parte dell'oceano, molti funzionari europei riecheggiano gli stessi sentimenti.
Quello che Nigel Farage ha detto al King World News, l'altro giorno è molto inquietante ....
Oggi il MEP (Member European Parliament) Nigel Farage ha parlato al King World News di ciò che ha descritto come la possibilità di "un crollo bancario veramente drammatico". Farage ha anche avvertito che i pianificatori centrali vogliono schiavizzare e imprigionare le persone all'interno di un 'Nuovo Ordine’, e ha descritto la situazione come "orribile".
La situazione in Europa continua a diventare sempre peggiore. Le autorità europee se ne sono uscite con "soluzioni" dopo "soluzioni", ma la disoccupazione continua a salire alle stelle e le condizioni economiche nell'Unione europea sono peggiorate molto costantemente nel corso degli ultimi 12 mesi.
Se tutto questo non bastasse, ci sono un numero crescente di segnali che la Germania in realtà sta pensando di lasciare l'euro.
Inutile dire che sarebbe un disastro completo e totale per il resto della zona euro.
Naturalmente ci sono molti modi in cui la crisi finanziaria in Europa potrebbe potenzialmente svilupparsi.
Ma tutti gli scenari realistici sarebbero molto brutti per l'economia globale.
Nel frattempo, le nostre risorse stanno diminuendo, la guerra in Medio Oriente potrebbe esplodere in qualsiasi momento e il nostro pianeta sta diventando sempre più instabile. Di seguito è riportato un estratto da un recente articolo di Paul B. Farrell sul Marketwatch.com ....
Naturalmente anche la siccità storica che sta devastando la produzione alimentare negli Stati Uniti questa estate non sta aiutando. Un'altra estate o due come questa e potremmo assistere ad un ritorno delle condizioni della Dust Bowl.
Chi  osserva quello che sta accadendo nel mondo e non si preoccupa affatto di ciò che sta accadendo sta semplicemente delirando.
Recentemente, un "team di scienziati, economisti, analisti ed esperti di geopolitica" ha esaminato lo stato attuale del sistema economico globale e le conclusioni a cui sono giunti sono assolutamente sbalorditive ....
Un membro di questa squadra, Chris Martenson, un patologo ed ex vicepresidente di una società Fortune 300, spiega le loro scoperte:

"Abbiamo trovato un andamento identico nel nostro debito, nel mercato totale del credito  e nell'offerta di moneta che garantisce che stanno per fallire. Questo andamento è quasi lo stesso in qualsiasi schema piramidale, si intensifica velocemente in maniera esponenziale prima di crollare. I governi di tutto il mondo sono i principali responsabili.
"E quello che è veramente inquietante di questi risultati è che il modello non si limita alla nostra economia. Abbiamo trovato lo stesso andamento catastrofico anche nei nostri sistemi energetici, cibo e acqua."
Secondo Martenson: "Questi sistemi potrebbero implodere tutti allo stesso tempo Cibo, acqua, energia, denaro. Tutto..."

Hmmmm - è come se avessero letto il blog The Economic Collapse.
La verità è che un massiccio crollo finanziario mondiale sta arrivando.
E' inevitabile, e sarà estremamente doloroso.
Allora, cosa ne pensate di tutto questo? Non esitate a postare un commento con i vostri pensieri ....

10 agosto, 2012

Messaggi subliminali - Film,Tv,Cartoni Animati,Pubblicita'...pure coincidenze?

Messaggi subliminali, simbolismo occulto.
Preavvisi sul tragico e storico disastroso evento dell'11 settembre.

Misteriose coincidenze o dettagliati esistenti .???...

Numerosi simboli e segnali immessi segretamente su film , pubblicita 'e addirittura cartoni animati ... il cervello vede, analizza e registra, ma non consapevolmente... questa cosa la sanno bene.

Visionate il video:


02 agosto, 2012

Conflitto di interessi, avviata un'indagine su Mario Draghi


Il comitato di sorveglianza interna dell'Ue ha avviato un'indagine su Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (BCE) per conflitto di interessi. Lo annuncia la Reuters ma su un'altra agenzia, l'Afp, Gundi Gadesmann, la portavoce del mediatore europeo, smentisce e deplora la "drammatizzazione di questo caso" due giorni prima di un'importante riunione del Consiglio direttivo della BCE. "Nessuna indagine è stata aperta", ha assicurato.
L'accusa a Draghi giunge dall'Osservatorio dell'Europa industriale (Corporate Europe Observatory, CEO), una campagna indipendente che monitorizza l'influenza dei poteri forti sulle decisioni di Strasburgo e Bruxelles. Draghi, secondo CEO, non sarebbe totalmente indipendente a causa della sua appartenenza al G30, il forum internazionale che riunisce i leader di pubblico e privato del settore finanziario.
"Abbiamo ricevuto una denuncia e abbiamo inviato una lettera alla Bce. Ora stiamo aspettando una risposta", ammette la signora Gadesmann. La BCE ha tempo fino alla fine di ottobre per rispondere. A quel punto il mediatore, Nikiforos Diamantoros, formulerà raccomandazioni “che non sono vincolanti", ha detto la sua portavoce. "Non abbiamo il potere di imporre sanzioni, cerchiamo di trovare una soluzione amichevole con cui tutti possono vivere".
"Il G30 ha tutte le caratteristiche di un veicolo di lobbying per le grandi banche private internazionali e il presidente della Banca centrale europea, non dovrebbe essere in grado di essere membro", ribatte l'Osservatorio.


Il 2 agosto, intanto, si riunirà il vertice della BCE per la sua decisione mensile di politica monetaria. Una data più attesa del solito dopo che la scorsa settimana Draghi ha dichiarato di essere "pronto a fare tutto il necessario per proteggere l'euro", provocando un rilassamento significativo nei mercati, in particolare obbligazionari.
Draghi era già stato criticato sulla sua carriera a Goldman Sachs dal 2002 al 2005 quando la banca Usa (in cui ha militato anche Monti) ha “aiutato" la Grecia a fare i suoi conti.
Alla fine del novembre scorso il presidente del CEO ha scritto al neo capo della Bce: «Dear Mr. Draghi si dimetta o lasci il Gruppo dei 30», aveva scritto Kenneth Haar per conto della campagna, citando le norme in materia di indipendenza della Bce. L'articolo 130 del trattato Ue recita infatti che"nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri né la Banca centrale europea, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, organi, uffici o agenzie, da qualsiasi governo di uno Stato membro o da qualsiasi altro organismo".
Anche il settore finanziario privato ed i suoi rappresentanti sono tra gli organi che potrebbero esercitare un'influenza indebita sulla banca. Di conseguenza, la Bce e il suo presidente hanno l'obbligo di mantenere una distanza adeguata da qualsiasi veicolo del settore finanziario. Il Gruppo dei Trenta è un gruppo di pressione dei banchieri del settore pubblico e privato. Tra i suoi membri spiccano dirigenti e consulenti di Morgan Stanley, JP Morgan Chase International e BNP Paribas. Quando il gruppo si presenta al pubblico, di solito è Jacob Frenkel da JP Morgan Chase International, che agisce come suo portavoce. Il Gruppo ha le caratteristiche di un veicolo lobbying per privati interessi finanziari.
Solo un altro banchiere può fingere di non vedere che la mission del gruppo è quella di influenzare il dibattito sulla regolamentazione del settore finanziario in tutto il mondo. Il Gruppo dei Trenta, ricorda Kenneth Haar è stato attivissimo in occasione di Basilea II, l'accordo del 2004 sui requisiti minimi di capitale in seguito accusato di molte delle calamità nel crisi finanziaria nel 2008. Il Ceo punta l'indice sulla «natura opaca delle attività dei membri. Non abbiamo modo di conoscere i dettagli del tuo coinvolgimento, dato che le riunioni dei soci sono riservate, inaccessubili al pubblico».
Il 27 giugno il CEO ha presentato una denuncia formale presso il Mediatore europeo perché l'appartenenza di Draghi al Gruppo dei Trenta è in contrasto con le regole della BCE in materia di etica. Il Gruppo dei Trenta è un forum esclusivo per i banchieri di alto livello, che riunisce i banchieri del settore privato, accanto a figure del governo e del mondo accademico. Il suo obiettivo dichiarato è quello di influenzare il banking pubblico e privato.

LE SUPERLOBBY, IL GOTHA SEGRETO DELL'ALTA FINANZA
Il Gruppo dei Trenta, spesso abbreviato in G30, si definisce un organismo internazionale di finanzieri leader e accademici che mira ad approfondire la comprensione delle questioni economiche e finanziarie e di esaminare le conseguenze delle decisioni prese nei settori pubblici e privati correlati a queste problematiche. È composto di trenta membri e comprende i capi delle principali banche private e banche centrali, così come i membri del mondo accademico e delle istituzioni internazionali. Tiene due riunioni plenarie ogni anno e organizza anche seminari, convegni, e gruppi di studio. Ha sede a Washington. E' stato fondato nel 1978 da Geoffrey Campana su iniziativa della Fondazione Rockefeller che ha anche fornito un finanziamento iniziale. Il suo primo presidente fu Johannes Witteveen, ex direttore di gestione del Fondo monetario internazionale. Oggi lo presiede Jean-Claude Trichet, predecessore di Draghi a Francoforte.
Nomi che ricorrono nelle superlobby internazionali di cui s'è occupato di recente il giornale Liberazione. Sempre il miliardario Rockfeller, cinque anni prima, aveva fondato la Trilateral commission, nome che deriva dalle tre aree a maggior sviluppo capitalistico: Nord America, Europa e Asia-Pacifico. Ognuna delle tre aree ha un suo presidente: per l'Europa è stato Mario Monti finché non è diventato presidente del consiglio; lo ha sostituito Jean-Claude Trichet, appunto. Il presidente italiano attualmente è Carlo Secchi (ex rettore della Bocconi).
Della Commissione fanno parte circa 400 persone tra banchieri, politici, editori, giornalisti, accademici; vi si entra solo su invito. È considerata una filiazione diretta del Gruppo Bilderberg, di cui condivide membri e ideologia. Il nome, stavolta, deriva dall'albergo in cui s'è riunito la prima volta nel '54, l'hotel Bilderberg di Oosterbeek, per iniziativa del principe Bernardo d'Olanda. È la più ristretta, esclusiva e segreta delle società (o sette) "internazionaliste". È governato da un comitato esecutivo, di cui fanno parte circa 30 persone (tra le quali Mario Monti e Franco Bernabè per l'Italia) elette per quattro anni rinnovabili. Il Gruppo si riunisce una volta l'anno in località esclusive e hotel di lusso, protetto da guardie armate che non fanno avvicinare nessuno, tanto meno la stampa. Le date e i luoghi sono segreti e chi vi è invitato ha l'obbligo della riservatezza, pena l'esclusione. Tra i nomi italiani: Giulio Tremonti, John Elkan, Paolo Scaroni, Tommaso Padoa-Schioppa. L'ultima conferenza nota si è svolta nel giugno 2011.
«Alcuni credono che facciamo parte di una cabala segreta che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, definendo me e la mia famiglia come "internazionalisti" e di cospirare con altri nel mondo per costruire una struttura politica ed economica integrate - un nuovo mondo, se volete. Se questa è l'accusa, mi dichiaro colpevole e sono rogoglioso di esserlo», scriveva nelle sue memorie David Rockfeller. Ancora: «I Bilderbergers sono in cerca dell'era del post-nazionalismo: quando non avremo più paesi, ma piuttosto regioni della terra circondate da valori universali. Sarebbe a dire, un'economia globale; un governo mondiale (selezionato piuttosto che eletto) e una religione universale. Per essere sicuri di raggiungere questi obiettivi, i Bilderbergers si concentrano su di un "approccio maggiormente tecnico" e su di una minore consapevolezza da parte del pubblico in generale», scriveva William Shannon del New York Times, ambasciatore in Irlanda per Carter e naturalmente membro del Bilderberg.
Il loro è uno sforzo costante contro gli «eccessi della democrazia» e il «sovraccarico del sistema decisionale all'origine della crisi economica». Il barone Denis Winstop Healey, due volte ministro britannico tra i 60 e i 70, ne era convinto: «Quel che accade nel mondo non avviene per caso; si tratta di eventi fatti succedere, sia che abbiano a che fare con questioni nazionali o commerciali e la maggioranza di questi eventi sono inscenati da quelli che maneggiano la finanza».
«Le idee e la linea politica che vengono fuori dagli incontri annuali del Gruppo Bilderberg - scriveDaniel Estulin, un giornalista spagnolo che ha scritto un libro molto informato ("The true story of the Bilderberg Group", TrineDay) - sono poi usate per creare le notizie di cui si occuperanno le maggiori riviste e i gruppi editoriali del mondo. Lo scopo è quello di dare alle opinioni prevalenti dei Bilderbergers una certa attrattiva per poterle poi trasformare in politiche attuabili e di far pressione sui capi di stato mondiali per sottometterli alle "esigenze dei padroni del mondo". La cosiddetta "stampa libera mondiale" è alla completa mercè del gruppo e dissemina propaganda da esso concordata».